Anche alla Kay Pè Giuss stiamo aspettando il Natale. Ieri sera Dina e Biensè chiacchieravano tra loro chiedendosi chi è che nella notte di Natale lascia i regali  nei loro lettini…. Dina sosteneva che fosse suor Marcella, Biensè che fosse la signora Aurina, in turno di notte nella loro casetta….. i misteri si svelano, anche agli occhi di due bambine di cinque e sei anni.

Ma noi? Cosa pensiamo che accada la notte di Natale? Attendiamo qualcosa, Qualcuno o il Mistero è già svelato ai nostri occhi, scontato, dovuto? Che provocazione c’è per noi in questo tempo di Avvento?

In queste ore stiamo accompagnando la piccola Shamira all’incontro con il buon Dio ed è evidente che la vita di questa bimba così provata nella malattia prima e nell’abbandono dopo grida il bisogno di compimento. Cosi questa mattina accanto al suo letto chiedendo all’infermiera di non lasciarla sola per tutta la giornata perché non sia sola all’ ultima ora, mi appariva chiaro il significato della notte di Natale e dell’ attesa dell’ Avvento: noi da soli non possiamo definirci, non possiamo compierci, abbiamo bisogno di altro da noi e l’Avvento ci ricorda questo, questo bisogno apparentemente inesauribile, incolmabile che caratterizza e definisce il nostro cuore rimandandoci sempre ad un più in là in ogni circostanza.

La notte di Natale è la notte in cui questo più in là scompare perché non è più più in là ma finalmente è li.
Con questa certezza alla Kay pè Giuss ci stiamo preparando al Natale. Sabato abbiamo insieme preparato l’ albero ed il presepe, cantato a Gesù che viene, ballato e fatto festa, mentre Angelica e Nadege sfornavano dolci a gogo per festeggiare l’ attesa. Un paio d’ ore belle, insieme, con i bambini che ti guardano e gli educatori che si domandano perché si festeggi adesso se manca ancora tempo a Natale.

È vero… perché fare festa adesso? Solo la coscienza netta di quello che accadrà ci permette oggi di fare festa, la certezza che l’ attesa ha e avrà sempre un compimento, la certezza che la vita di Shamira non è passata invano, la certezza che l’ umanità di Cristo risponde al mio bisogno di compimento…. solo da qui può nascere il desiderio di fare festa in un luogo come quello in cui viviamo dove la stessa realtà sembra negare il desiderio di felicità dell’ uomo.

Facciamo festa dunque cari amici, noi cattolici ne abbiamo tutta la ragione: non attendiamo invano… siamo certi dell’ Avvenimento e lo raccontiamo a tutti.