Sappiamo che il martirio fa parte della storia della Chiesa, ne sentiamo parlare, visitiamo luoghi bagnati dal sangue dei martiri e capiamo che ci hanno aperto la strada, ma quando ti accade a fianco, quando accade al tuo amico, quando sai che sarebbe potuto accadere a te allora ci facciamo sorprendere quasi stupiti che possa accadere ancor oggi e cosi vicino a te.
Ce lo stanno testimoniando i tanti cattolici perseguitati nel mondo, ce lo stanno testimoniando tanti uomini, donne, bambini che restano in paesi dove forse gli sarà chiesta la vita, ce l’ha testimoniato suor Isa venerdi mattina, spagnola da anni impegnata nei bassifondi di Port au Prince, mia carissima amica e compagna di strada.
Uccisa per le
strade sporche e caotiche della capitale di Haiti. Uccisa forse per pochi dollari. Uccisa in un paese dove la violenza sembra essere l’unico modo di rapportarsi alla realtà.
La conoscevo da tanti anni. Avevamo vissuto insieme accolte nel seminario nei giorni dopo il terremoto del 2010. Lei aveva perso tutto: consorelle rimaste ferite sotto le macerie ed evacuate dai soccorsi, casa, scuola. Aveva perso tutti i suoi bambini di prima elementare e se ne sentiva responsabile perchè in quel momento lei era fuori dalla scuola e li aveva sentiti gridare, piangere, cercare aiuto. Poi la seconda terribile scossa e solo il silenzio. Non se l’era mai perdonato. Aveva vissuto sotto una tenda canadese per mesi senza voler neanche entrare in cappella per le preghiere o la messa a cui assisteva restando in giardino con il sacerdote che le portava la comunione fuori. I superiori l’avevano riportata in Spagna dove era stata aiutata a recuperarsi ed aveva chiesto di tornare in Haiti ricominciando da capo. La casa, la scuola, la farmacia con l’ambulatorio, il laboratorio di protesi per i tanti amputati che la città accoglie. Il lavoro vocazionale, le prime postulanti, l’accompagnamento per verificare le vocazioni. Con lei avevamo messo la protesi alla nostra Mitha.
Stava facendo fatica nei rapporti con il parroco che le aveva vietato di entrare nell’ambulatorio che lei stessa aveva messo in piedi dopo il terremoto. Le avevo proposto di venire a lavorare a Waf, prendendo in mano la clinica. Era stata contenta dell’idea ed aspettava che la futura novizia partisse per il noviziato per essere libera di coinvolgersi con noi.
In questi mesi infatti era presa dal rapporto con alcune giovani che sarebbero entrate nel noviziato e le spiaceva non avere piu tempo per seguire altre cose, ma le era stato affidato questo compito e lo faceva con generosità. Mi aveva chiesto di poter mandare le future novizie in esperienza da me, a Waf, inserite nella casetta dei bimbi portatori di handicap. E cosi tutti i martedi la Kay Pè Giuss accoglieva delle giovani haitiane in cammino vocazionale.
Certo chi le ha tolto la vita non sapeva neanche chi fosse, solo vedeva la donna bianca appena uscita da una banca: era sufficiente per far esplodere la violenza che segna questo popolo. Non portava un abito a difenderla: totalmente consegnata a Lui.
“In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo” dice Paolo agli Efesini: Isa era già stata scelta, da sempre, prima ancora che il mondo fosse creato.
Avrebbe potuto dire di no, ma ha detto si ed oggi vive nella Gloria del Paradiso contemplando per sempre Colui per cui ha dato la vita.
Chiediamo al buon Dio che questo sacrificio sia offerto per il popolo haitiano perchè ritorni ad essere un popolo di uomini in cammino che costruisce un futuro di pace e di bene per i propri figli.