“…. concedi anche a noi che abbiamo ricevuto in sorte la tua amicizia….” così recitava questa mattina l’orazione finale delle lodi di San Mattia: quest’uomo aggregato al gruppo degli Apostoli per sostituire chi aveva tradito e noi che abbiamo ricevuto in sorte, cioè siamo stati scelti tra tanti non per meriti né per capacità ma per sorte, dove la sorte non è bendata come l’iconografia ce la mostra da sempre, ma è un rapporto che ti cerca, ti incontra, ti chiama.
Noi come Mattia chiamati ad entrare in questa compagnia di poveretti…. pescatori, esattori delle tasse….. gente qualsiasi, sicuramente neanche la migliore. Ma scelti…. scelti dalla sorte, sorte che aveva il volto di Cristo nella storia. Scelti per costruire nella storia luoghi che parlassero di Lui, luoghi che, dentro la bellezza dell’avventura umana di ogni giorno mostrassero la Bellezza dell’ eterno.
E partirono per tutto il mondo costruendo una storia che ha preso dentro anche noi.
La Kay Pè Giuss nasce dalla storia di questi dodici ed è un pezzo di cielo in una realtà difficile, violenta, pesante, dove la vita dell’uomo è fatta di solitudine e miseria e dove si può morire a due anni come Djeveline, figlia di uno dei ragazzi che lavora nel giardino della scuola materna, che due sere fa non ce l’ha fatta ad arrivare al centro colera di Medici senza Frontiere e dopo un pomeriggio di diarrea se ne è andata in cielo gettandoci ancora una volta nel baratro della morte che ogni volta che piove si ripresenta a Waf con la faccia del colera.
Maggio è il mese della Madonna, il mese della mamma, tutto fiorisce, il buio dell’inverno sta per andarsene definitivamente ma qui maggio vuol dire pioggia, tanta pioggia, alluvioni, baracche sott’acqua, stradine allagate, immondizia trascinata dall’acqua dovunque…. colera che avanza. Ricordiamo bene lo scorso anno con Yvenson e Charleson presi all’improvviso nella notte.
Rieccoci…. verrebbe da pensare. Ma cosa c’entra con quei dodici? Cosa c’entra con aver ricevuto in sorte la Sua amicizia?
C’entra perché senza quell’amicizia la vita sarebbe una battaglia persa, sempre. Don Giussani diceva che senza la resurrezione nulla avrebbe senso.
Domani è Pentecoste, ci viene dato lo Spirito, nasce la Chiesa: possiamo stare davanti ad ogni circostanza a testa alta, con coraggio e certi del bene nascosto nella realtà e preparato per noi da sempre. Tutto ha un compimento e la forma in cui lo si raggiunge non è data a noi conoscere prima che sia compiuta: per questo siamo liberi.