In questi giorni Haiti è bagnata come non mai: acqua a dirotto quasi ogni notte, baraccopoli allagate, strade piene di immondizia che fuoriesce dai canali straripati, gente sfatta da lunghe notti trascorse in piedi per sfuggire alla pioggia.
Al nord si parla di paesi allagati, ponti caduti, emergenza dovunque e …. si chiedono soldi!!! Ogni giorno ricevo mail di comunicati internazionali che presentando la situazione con toni drammatici chiedono fondi alla Banca Mondiale, alla Comunità Europea… insomma alle solite mucche da mungere.
È stato fatto dopo il terremoto, è stato fatto dopo il colera, è stato fatto da poco per la zica…. ora per la pioggia. Ieri una mail chiedeva aiuto per equipaggiare i presunti corpi di pronto intervento istituiti in Haiti dopo il terremoto dalle grandi organizzazioni internazioinali che con qualche mese di formazione sono convinti di rendere un popolo che per anni ha vissuto di violenza e caos, capace di gestire non solo la normalità della vita, ma anche le emergenze.
E basta un po’ di pioggia e subito si vede …. A me vengono in mente scene viste a casa nostra dopo gli alluvioni quando le immagini dei telegiornali mostravano uomini e donne intenti con poche pale a rimettere in piedi le loro case, a ricostruire. Qui invece esci e la gente cammina sul tappeto di immondizia che oggi sono le strade in questa zona, nessuno sposta niente, nessuno si tira su le maniche…. si chiedono soldi, si piange miseria e si spera che qualcun altro faccia per noi.
L’educazione a essere uomini manca in questo paese: uomini in grado di interagire con la realtà per cambiarla. La strada è ancora lunga.
Intanto il paese sta tornando ai livelli di povertà del passato: ospedali in sciopero da mesi, scuole che tentennano ad andare avanti, gente che torna a vivere per la strada.
Sabato mattina mi hanno telefonato dall’IBERS, il Ministero del Benestare Sociale, quello che si occupa di minori abbandondati. Ci sono due bimbi abbandonati da anni all’ospedale dello stato, entrambi con grave handicap psicomotorio: Nephtalie e Lovens entrambi di quattro anni. Lasciati in ospedale da mesi, anni…. accuditi distrattamente dalle infermiere e tirati avanti. Oggi dopo due mesi di sciopero dell’ospedale un dottore si è accorto che nessuno se ne stava occupando ed ha chiamato i servizi sociali per segnalare il caso. Ad abbandono si aggiunge abbandono, a solitudine si aggiunge solitudine.
Ed allora ecco spuntare la kay… bella, colorata, accogliente, con la sua allegria trascinante, ultima spiaggia di approdo per questi bimbi che da oggi non saranno più soli. Ce li portanto spaventati, ce li portano in fretta, ce li portano e se ne vanno. E la kay apre ancora una volta le sue porte. Le educatrici cantano il benvenuto, gli altri bimbi corrono a conoscere i due nuovi compagni di viaggio e l’avventura della bellezza comincia anche per loro.