Aveva otto mesi, era arrivato a fine luglio, si chiamava Jowensley.
Un bimbo idrocefalo con la testa che aumentava giorno dopo giorno fino ad aver raggiunto la velocità di crescita di 1 cm. alla settimana. Il suo papà era morto qualche mese fa di AIDS, la sua mamma era venuta ad affidarcelo ed era lei stessa in fase terminale.
Lui: SIDA positivo.
L’avevo accolto in una calda giornata di fine luglio mentre alla Kay Pè Giuss imperavano i canti, l’allegria ed i colori del campo estivo. Due realtà evidentemente opposte: da una parte bimbi vestiti di mille colori, che corrono, giocano, sperano in un futuro, dall’altra il silenzio di Jowensley, immobile, schiacciato dal peso di quel testone che lo condannava.
Qualche volontario mi aveva chiesto che senso avesse accogliere un bimbo cosí visto che non avremmo potuto aiutarlo in niente. Gli avevo risposto che lo accoglievamo per accompagnarlo all’incontro defnitivo con Cristo: un giorno, un mese, un anno…. il tempo che il buon Dio gli lasciava per portare a termine il misterioso compito della sua vita.
A metà agosto aveva ricevuto il Battesimo dalle mani del Nunzio Apostolico: l’avevamo consegnato, Suo per sempre.
Ieri mattina quando è entrato in agonia con il cranio ormai sfondato che versava liquido, sono stata un po’ con lui , gli ho parlato, ho pregato. Poi ho chiamato le donne che si occupano della casetta dei bambini portatori di handicap ed ho chiesto che non venisse mai lasciato solo, volevo una di loro sempre al suo fianco, ad accarezzarlo, tenergli la manina, sussurrargli di una presenza. A sera i piedi gelati mi dicevano che eravamo vicini, ma Jowensley resisteva, lottava, attaccato alla vita come tutti. Ed anche li ho chiesto ad una donna di vegliarlo tutta la notte, di non lasciarlo mai solo.
E poi solo il silenzio e nel buio della notte, alle due il piccolo guerriero è volato in cielo annunciandoci un Destino di felicità preparato per tutti.
“E i bambini di Dio la Gloria canteranno liberi,
di Chi ha fatto la vita
e ha dato la Speranza agli uomini….”
cantava Claudio Chieffo e don Paolo me l’ha ricordato.
E cosi penso il mio piccolo amico Jowensley, piccolo compagno di strada al Destino, uomo fino in fondo, libero, a cantare leggero la Gloria di Dio.