Ogni volta che qualcosa finisce c’è la tentazione di fare dei calcoli, dei bilanci, una sorta di cose andate bene e cose andate meno bene… un modo per ridurre la portata del reale al risultato.

Invece la realtà ha in sè molto più del calcolo del risultato e la fine di ogni anno è proprio l’occasione per riscoprire che il punto non sono i risultati ottenuti, ma cosa si è vissuto, cosa si è desiderato, cosa si è cercato dentro le circostanze che abbiamo affrontato ogni giorno.

Perchè l’unica posizione umana per vivere la vita da uomini è scoprirsi dentro un cammino fatto di passi veloci e più lenti, di cadute e di corse, di volti che ti sono accanto per un pezzo di strada e che poi restano indietro o aumentano il passo e vanno ma che ritroverai alla fine. Ed allora in un cammino non c’è bilancio da fare, ma solo da ringraziare per la strada fatta e per quella da fare ed all’arrivo non si ricorderanno le fatiche, le cadute, le storte alle caviglie, ma la bellezza della strada fatta, i volti dei compagni di viaggio e la certezza della Meta che sempre, in ogni istante ha reso certo il passo.