Cosí iniziano le antifone della liturgia di Lodi e Vespri della settimana che ci introduce di colpo alla solennità del Natale. Ci introduce di colpo perchè talvolta travolti dalle cose da fare, dall’organizzazione, dai problemi, distratti dalle cose che accadono nel mondo arriviamo a pochi giorni dal Natale e non ci siamo accorti del cammino che era da fare. L’Avvento. La Chiesa viene in nostro aiuto sottolineando con uno speciale tempo liturgico l’attesa, ma a volte ci facciamo sfuggire questo aiuto perchè crediamo di sapere già tutto e continuiamo per la nostra strada certi di non aver bisogno di niente e nessuno. Non ci accorgiamo della grande mancanza, del vuoto o meglio della domanda di una Presenza che il nostro cuore ha perchè è stato fatto così. “L’uomo è stufo di non sentire la mancanza” ha detto un mio amico pochi giorni fa e lo vediamo nei notiziari ogni giorno: in ogni parte del mondo quello che emerge è il vuoto, un’assenza, un silenzio che schiaccia, il nulla che è avanzato troppo.
E allora? Da dove ripartiamo? Dal Natale. Dal Fatto. Da quello che è storicamente accaduto e che rende possibile oggi l’attesa.
La kay Pè Giuss vuole, nel suo tentativo timido, essere risposta a questo vuoto che dilaga, a questa assenza di mancanza, a questo stanchezza nell’attesa.
Per questo anche quest’anno con i nostri bimbi che ormai sono 112, stiamo aspettando Natale e lo festeggeremo ancora più alla grande, ancora più rumorosamente perchè il mondo veda che c’è ancora chi fa festa perchè ne ha la ragione. E festeggiamo perchè la nostra casa è la risposta allla violenza che vediamo sui teleschermi, alla follia che leggiamo sui giornali, al vuoto che incontriamo sui volti persi di uomini che vagano nel tempo e nella storia senza Origine nè Destino.
Kay Pè Giuss: l’Avvenimento si fa carne.
Cosi ai primi di dicembre abbiamo preparato in un sabato pomeriggio presepe ed albero di natale, abbiamo comprato luci e decorazioni ed abbiamo riempito di segni la nostra casa: non segni di un caos indifferente, ma segni dell’attesa di una presenza, la preparazione di un benvenuto, la certezza di una strada.
Abbiamo comprato l’amplificatore e preparato i regali, comprato le bibite ed i palloncini e…. attendiamo.
Ed in quest’attesa i segni: l’apertura dell’anno della Misericordia in Vaticano e nel mondo, madre Teresa che sarà proclamata santa nel 2016, l’inizio dei lavori per la costruzione della Chiesa al Vilaj Italyen e l’arcivescovo che vi destina un sacerdote, segni da guardare come conferma, segni che rendono certa l’attesa, segni che ci parlano di una Presenza più grande.
Entriamo dunque in questi ultimi giorni di attesa con il cuore gonfio di certezza, in un silenzio carico di significato, portando sulle spalle e nel cuore la domanda dell’uomo, quella che sembra essere stata persa, quella che non si riconosce più nei volti sfigurati dall’egoismo, dalla follia, dal non senso. Entriamo in questi ultimi giorni carichi di una certezza certa per poterci inginocchiare la notte di Natale li, davanti al Mistero nella pienezza della nostra coscienza di essere uomini peccatori, ma liberi di riconoscersi figli.