In questi giorni alla Kay ci si sente proprio cosi, al riparo dell’Onnipotente. La violenza che sta attraversando il paese resta fuori dai nostri cancelli ed alla kay la vita continua ad essere uno spettacolo.
Ieri all’annuncio della conferma dei risultati elettorali nonostante i brogli accertati, il popolo è sceso in strada. “L’unione fa la forza” c’è scritto sulla bandiera haitiana e questa forza che nasce dalla massa che si muove, è l’unica forza che il popolo conosce. Qui non si parla, non si discute, non si ragiona, si spacca tutto.
Violenza…. violenza di chi comanda, violenza di chi è sottomesso, violenza come metro di giudizio, violenza come moto di risposta. Qui a pochi metri dal cancello di casa nostra, ma per le strade del mondo. Violenza. Non basta neanche Gandhi qui. Il cuore dell’uomo, fatto per amare, è impazzito, slegato dalla sua origine fluttua nel nulla che avanza inesorabile. Ed allora ognuno prova a riempire questo nulla come può.
Cosi in un pomeriggio caraibico migliaia di persone possono affollarsi in strada, incendiare copertoni, autovetture, bancarelle, spaccare vetri, lanciare pietre e bottiglie, sparare ad altezza d’uomo nell’unico patetico tentativo di non cedere a questo vuoto.
Stiamo per entrare nell’Avvento. Gli amici della diocesi milanese ci sono già. Il vuoto improvvisamente riempito da una Presenza. L’attesa dell’uomo colmata. Eppure oggi, dopo 2000 anni eccolo l’uomo risucchiato lentamente dal nulla che cerca di resistere, ma cerca di farlo da solo e ne esce solo violenza.
Qui dalla kay Pè Giuss vogliamo dire al mondo che il nulla è già stato vinto, che il vuoto è già stato riempito e che la violenza è per i deboli: i forti hanno il coraggio di sollevare lo sguardo e riconoscere.
Per questo anche oggi abbiamo aperto le porte ad Abigaëlle, cinque anni, spastica: si muove con un equilibrio precario, cade ogni minuto, ma si rialza, cerca la tua mano e riparte. Lei la sfida della vita l’ha accettata, forte in un mondo di deboli.