La bellezza del campo estivo non ci distrae dal compito di questa casa ed anche sotto un sole cocente le nostre porte continuano ad aprirsi per fare spazio a chi è solo e sta facendo fatica.

Cosí in questi giorni abbiamo accolto Moïse, poco più di un anno, la mamma morta da poco, il papà sconosciuto, un volto pieno di tristezza ed una solitudine troppo grande per lui. Lo porta la madrina, che l’ha preso in carico alla morte della mamma e che non sembra essere neanche troppo sana di mente. Il giudice della pace ce lo affida, capisce anche lui che la donna non potrebbe occuparsene. Ed il piccolo si ritrova compagno di strada di Ti Jean, Solinda, Sadrack, Diayby…. i bimbi accolti nella casa ti pwason, venticinque bebè e La strada continua.

Solo due giorni dopo ecco bussare alla porta Jowensley, tre mesi, idrocefalo, con i piedini torti e sieropositivo. La sua mamma già visibilmente provata dalla malattia racconta della morte del papà avvenuta prima che il bambino nascesse. La donna ha altri due figli avuto da un altro uomo. Non vuole curarsi perchè se i parenti che l’accolgono in casa sapessero della sua malattia la metterebbero fuori e per lei ed i suoi bambini sarebbe la fine. Mi dice che preferisce morire piuttosto che vedere i suoi figli sulla strada.

E Jowensley è dei nostri. La sua mamma se ne va in lacrime, stanca, sa che ha davanti una dura lotta e sarà sola ad affrontarla. Ma il suo piccolino è affidato ad una casa e la speranza si fa strada.