Mentre parlavo ieri via skype con tanti di voi che si erano trovati a mangiare una pizza per raccontarsi la bellezza della nostra esperienza, la piccola Keisha aveva avuto un arresto cardiaco. Rianimata, la vita appesa ad un filo lottava per vivere. Oggi tre arresti. Valentina che le sta accanto in questa lotta mi telefona, mi aggiorna, mi dice “Sta lottando per vivere”. E Keisha vive. Vive per sempre. Vive nella Gloria di Dio. Battezzata in corsa mentre di notte il tap tap parte verso l’ospedale. Una bottiglia d’acqua “Io ti battezzo piccola Keisha nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ora sei sua e sei sua per sempre”. Consegnata. Afferrata da Cristo in corsa, ma afferrata.

Come afferrati siamo tutti noi in queste ore di dolore e silenzio. Silenzio. Oggi la Kay era zitta. Ogni gruppo di bambini dentro la propria casetta. Le piscine vuote, i giocattoli annegati nel cloro, le tavole apparecchiare nei corridoi. Irreale.

Camminavo in mezzo ai fiori restando esterna per non essere mezzo di contagio io stessa. Guardavo dalle finestre cosa succedeva dentro le casette. I bimbi ammalati e quelli deceduti sono tutti della stessa casetta, la Ti Kana. L’abbiamo disinfettata, isolata. I bimbi non entrano in contatto con gli altri bimbi per quanto si può… perché poi mentre giro da esterna mi salta fuori la Pomdetè e mi corre incontro, sfuggita all’educatrice che inferocita mi richiama a non far uscire i bambini!!! E poco dopo Schnaider…. zitto zitto aggira tutto e tutti e compare in camera mia!!!!

Silenzio irreale, ma silenzio che a me continua a parlare di speranza.

Poi il caos…. la voce che alla Kay i bambini stanno morendo si sparge…. le prime mamme o presunte tali arrivano…. alcune date per morte appaiono…. qualcuna vuole portare via il suo bambino, ha paura. Bene mi siedo alla scrivania e comincio ad accoglierle una per una. Faccio firmare documenti ridò i bambini. Ad un certo punto la mamma di Tamara. Sono stanca, non ce la faccio davvero più…. le dico arrabbiata che può prendersi la sua bambina che non c’è bisogno che mi dica nulla, che firmasse e basta e bla bla bla…. le porgo penna e foglio e lei con un sorriso mi dice “Mamer terminé?” che significa “Suora hai finito?” Mi spiazza, si certo che ho finito. “Non siamo tutti uguali, io non ho mai immaginato che mia figlia potesse vivere nella bellezza in cui vive. Mia figlia era morta, nella tua casa vive. Potresti dirmi domani che il colera se l’è portata via. Ti direi grazie perché ha vissuto felice.”

E la giornata continua riafferrata dalla certezza che tutto è Suo.