Così ci ha detto il Papa pochi giorni fa a Roma richiamando le parole del don Giuss. Io ero lì nella notte davanti al computer mai così amico come in quella notte quando portava indiretta la freschezza e la ricchezza del carisma incontrato dentro le mura della mia camera, sull’immondizia di Waf, in quelle periferie che oramai stanno diventando abituali anche nel nostro linguaggio.

E ripensavo alla mia storia, all’incontro che la segna e che segna anche questi bimbi che oggi vengono accolti alla Kay Pé Giuss perché l’incontro si comunica anche così, aprendo una porta a chi non ha una casa, a chi vive nella miseria e nella solitudine, a chi potrebbe non aspettarsi più niente dalla vita perché il dolore di cui é fatta trapassa e reprime ogni desiderio.

Ed invece io sono qui certa che accogliere é permettere che l’incontro accada per me prima di tutto, per i nostri bimbi e per chi passa un giorno, una settimana, un mese in questa casa.

In queste settimane siamo stati chiamati a stare davanti al dramma di tanti bimbi, drammi che ci provocavano ad uno sguardo umano che non può essere il nostro, drammi a cui si vorrebbe dare una risposta, drammi che per quanto pesanti non ci soffocano mai perché la certezza che la realtà é fatta dal Mistero Buono ê troppo grande…. è troppo certa. Una certezza certa.

E così in questi mesi di febbraio e marzo abbiamo aperto le porte a Ketheruline, Mirtha, Mavenson, Kervenson, Mikerline, Stephani, Mikencia, Claudia, Baslé, Gesinor, Lovelie, Mackenley, Régeasson, Shnaider. Ognuno con una storia, ognuno con un dramma di abbandono e solitudine, ognuno con un compito nella vita, ognuno amato dal buon Dio.

Don Giuss non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà….. tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi!” ci ha detto Papa Francesco.

È per questa libertà che possiamo continuare ad aprire le porte, anche se siamo a 99 piccoli, le spese aumentano, i letti mancano, oggi cade un muro e ieri si è rotto un armadio. Ma noi apriamo, apriamo, ed apriamo ancora perché ogni mattina qualcuno apre le porte della vita per noi gratuitamente, perché una mattina abbiamo fatto un incontro, perché vogliamo essere liberi.

Si l’accoglienza nasce dalla libertà, la libertà di figli che diventano padri e madri, la libertà di chi sa che la felicità dell’altro dipende dall’incontro che farà e dalla velocità con cui si accorgerà di averlo fatto.

Benvenuti piccoli amici: che la bellezza dell’incontro che mi è accaduto vi accada…. vi apro la porta della mia casa per questo.