Da due giorni Port au Prince è nel caos. Dopo tanti anni ci siamo un po’ abituati….. ogni volta che si avvicinano le elezioni politiche il popolo scende in strada convinto di combattere per la libertà ed invece diventando sempre più schiavi di chi usa le masse dei poveri per fare i giochi politici di proprio interesse.
Cosi da due giorni le strade di Port au Prince sono paralizzate, sciopero generale…. tutti contro tutti… adesso chiedono la diminuzione del prezzo della benzina, cinque anni fa quello del riso… e via via ogni volta ce n’è una.
Si fa leva su una rabbia, su un disagio sociale, sull’ignoranza, in fondo sulla solitudine e sul fatto che l’unica cosa che unisce questa gente è essere contro qualcuno. Da ieri non possiamo neanche arrivare in Chiesa al mattino per la messa perché le strade non sono sicure, in mezzo a chi crede alla protesta ed al motivo per cui la fa, si nascondono i ladri, i banditi a cui interessa rubare un cellulare o qualche gourdes.
Quando lunedì mattina uscendo mi sono resa conto della situazione ed ho voltato la macchina davanti alla polizia schierata pronta a chissà quale combattimento ho subito pensato che sarebbe stata una giornata dura perché gli educatori non sarebbero arrivati alla Kay. Giudizio già fatto, quasi scontato, già pronta a cercare di arginare la situazione.
Invece… piano piano…. uno dopo l’altro sono arrivati tutti, magari a piedi, trafelati, senza niente in mano per non correre il rischio di essere presi d’assalto e diversi si sono fermati a dormire qui per non correre rischi e per poter essere a lavorare anche oggi. Ho aperto la casa dei volontari e chi è rimasto ha trovato accoglienza.
Stupita e grata, sorpresa in contropiede, non so cosa li ha mossi ad un gesto così. So solo che oggi in diversi amici mi hanno telefonato chiedendomi come me la stavo cavando senza educatori, professori, personale ed io rispondevo che no alla Kay pè Giuss, a Lekol Ren de Lapè, ed al Kinder Stella Maris è tutto normale.
Leggevo l’altro giorno “È impossibile che la realtà non ti ridesti la domanda” forse non siamo ancora lí, ma dobbiamo proprio imparare la libertà di continuare a credere che il cammino è iniziato, sarà lento, faticoso, lungo, forse come Mosè non ne vedremo la fine, ma è iniziato e Papa Francesco questa mattina diceva che il buon Dio si incontra mettendosi in cammino… noi ci siamo.