Questa volta l’urto delle circostanze è stato proprio tale: uno schianto terribile, la nostra Land Rover contro un miniautobus.

La strada in discesa tutta curve. la pioggia che rende scivoloso l’asfalto, il lungo viaggio alle spalle… e la nostra macchina che in curva esce di strada con le ruote che non rispondono più ai comandi.

Un impatto violento, il caos intorno a noi. Le ambulanze che arrivano fanno pensare più alla 313 di Paperino che ad un vero soccorso stradale. Quella su cui salgono Silvia e Stefano è già affollata…. dietro di noi pochi minuti dopo, stessa dinamica, un altro incidente. L’ambulanza che arrivava da noi si ferma prima a soccorrere loro. Quella dove salgo io sembra una stalla per lo sporco e la puzza di sudore che si sente. Mi fanno sedere accanto all’autista che allegro mi domanda “Come va?”

Poi l’attesa, l’autista si ferma a comprarsi un sandwich lungo la via, la visita di un presunto medico in un presunto ambulatorio di campagna e poi la decisione di gestirsi da soli e cercare un ospedale per valutare davvero i danni riportati.

Ne usciamo alle quattro del mattino pieni di lividi, qualche taglio, qualche costola rotta ma vivi. Ripartiamo in taxi e terminiamo il nostro viaggio nella nostra casa di Samana’ che non e’ poi un brutto posto per trascorrere qualche giorno di convalescenza!!!

E così aspettando che le botte passino e che il fisico si riprenda dall’urto, nel silenzio della baia mi scopro a stupirmi ancora una volta per come la vita sia data e non ci sia dovuta con la certezza che ci è data per un compito a cui noi dobbiamo dire si ogni giorno.

Cosi’ anche un incidente diventa occasione per rinnovare il si affascinante della vita, che è un si alla Misericordia che ci genera nell’istante, un si che nasce non da una propria bravura o capacita’ ma dal riconoscere una Grazia che data chiama la nostra libertà ad accoglierla.

Un’ultima cosa…. come si chiama l’autopista su cui è avvenuto lo schianto? JUAN PABLO II… forse adesso si capisce perchè siamo ancora vivi!!!!!