La situazione ad Haiti sembra peggiorare: le ultime settimane hanno visto la ripresa dell’antico clima di violenza a noi ben conosciuto perche’ aveva caratterizzato gli anni scorsi. Solo negli ultimi sette giorni sono avvenuti per le strade di Port au Prince dodici rapimenti, tra cui un volontario americano. Le ambasciate segnalano il clima di tensione richiamando alla prudenza ed all’attenzione.La drammaticita’ del post-terremoto e l’arrivo in massa delle organizzazioni internazionali avevano portato all’instaurarsi di un clima apparentemente pacifico….. le bande dovevano riorganizzarsi ma anche stavano buone perche’ troppe carte sul tavolo degli aiuti umanitari. Ora che i programmi di aiuto cominciano a terminare, le ONG lasciare il terreno, e la guardia di tutti si e’ abbassata…. eccole riapparire violente, silenziose, implacabili come sempre, mosse da una mano invisibile che regge i giochi di potere sicuramente da ben altri livelli.

Haiti sta ritornando ad essere quella a cui ci eravamo abituati negli anni scorsi, quella in cui non c’e’ sicurezza per nessuno, quella in cui la strada non e’ chiara e si e’ costretti a vivere alla giornata. Anche la consigliera speciale del primo ministro mi scrive chiedendo di pregare molto perche’ teme per il futuro di Haiti.

Ma noi del Vilaj Italyen al cammino iniziato ci crediamo e nonostante questa violenza abbia toccato anche noi ci prepariamo a riprendere il cammino.

A ricordarci che la vita continua e che vale la pena sono i nostri piccoli amici che stanno continuando a nascere al Villaj Italyen aiutati da Susie, la nostra “ostetrica” che a quanto mi raccontano telefonicamente e’ richiesta quasi ogni giorno dalle giovani mamme per essere aiutate a far nascere i loro bimbi.

La violenza quindi puo’ far paura, ma non puo’ fermare quanto iniziato proprio perche’ quanto iniziato non e’ nostro e quindi non poggia sulle nostre capacita’ ma sulla volonta’ piu’ grande di Chi violenza, paura e morte li ha gia’ vinti e li ha vinti per sempre.