Era il maggio del 1803 quando nell’Arcahaie, località centrale costiera, Jean Jacques Dessalines, uno dei padri della rivolta anticolonialista, strappò la striscia bianca dalla bandiera francese e fece unire il rosso ed il blu, simbolo dell’unione tra neri e mulatti, unione da cui i bianchi erano con violenza esclusi.
La storia è andata avanti….. oggi siamo in tanti con un colore diverso della pelle a muoverci per quelle stesse strade che hanno visto tante violenze, sofferenze, dolore….. ma qualcosa non è ancora al suo posto, c’è come qualcosa che stride e che è emerso tragicamente nell’anno appena trascorso quando i bianchi hanno nuovamente invaso l’isola dall’alto della loro potenza economica, culturale, militare. Arriviamo carichi di progetti….. i nostri progetti….. convinti che le cose le sappiamo fare solo noi e che sappiamo cosa puo’ andare bene per chi da secoli abita questa terra e ci muoviamo come formiche impazzite in effimeri tentativi di cambiare una realtà che neanche conosciamo e che a volte non ci sforziamo di conoscere perchè…. sappiamo già!!!!!
Al Vilaj Italyen chi vuole può imparare uno sguardo diverso, lo sguardo della mia gente che mi aiuta a non trasformarmi in un operatore sociale o in un cooperante ma mi richiama con la sua umanità facendomi così fare un’esperienza straordinaria fatta di povertà e fatica a volte, ma vera e ricca di umano da darti la forza, anche quando sei allo stremo, di sollevare il mondo.
Cosi’ ieri, mentre dopo l’ennesima discussione con chi viene per aiutare mi aggiravo sconsolata e stanca tra le casette, mi sono sentita circondata dai “miei boys”….. “Ma mere, kisa ou gen?…. Madre mia che cos’hai????? Anyen……. ma mere dekouraje…… Niente……. sono scoraggiata…..” ………. e’ stato un attimo e tutti i ragazzoni erano li’ e tra tutti Wilkenson……. sempre con un’arma in tasca, un cappello di lana in testa e gli occhiali da sole anche quando e’ notte………. “Ma mere, pa dekouraje pa fache ak moun blan, vilaj italyen la se kay nu, …… Mia madre, non scoraggiarti, non ti arrabbiare con l’uomo bianco, il Vilaj Italyen è la nostra casa….” e prosegue dicendomi di lasciare che ognuno si prenda la terra che vuole per fare quello che vuole, noi, popolo del Vilaj Italyen non vogliamo la guerra con nessuno e ci spostiamo più in là….. così insieme ai ragazzi, quelli che il mondo chiama violenti e pericolosi, abbiamo ritracciato il Vilaj Italyen, spostando il luogo in cui sorgeranno la panetteria e la falegnameria e cento nuove case………. e così al Vilaj Italyen il bianco è tornato in mezzo al rosso ed al blu ed i bimbi della nostra scuola hanno celebrato festosi il giorno della bandiera……. jou drapo la.