… da suor Marcella…
Avremmo dovuto essere a bordo in viaggio verso un futuro diverso, carichi del desiderio di dare una svolta alle vicende haitiane delle ultime settimane, aperti al futuro, curiosi di scoprirlo dentro questa grande avventura che ci è capitata ma è bastato un semplice no, il richiamo scritto ad una legge fatta ad hoc per uccidere la speranza dei più piccoli, ed eccoci qui frenati nella nostra corsa verso il bene. Sono le regole del mondo, di un mondo che oramai si riempie la bocca della parola “diritti”, ma ne ammazza il primo quello a essere felici. È un diritto che viene al mondo con noi, è un diritto che si compie giorno dopo giorno nella lotta della vita combattuta spesso ad armi impari come nel caso dei nostri bambini che partono già in salita.
Il governo italiano ha detto no…. che pena…. e che vergogna! Ma soprattutto diventa sempre più evidente come la cultura di oggi abbia piallato ogni possibilità di applicare l’intelligenza alla realtà in maniera vivace, attenta, libera. Si preferisce fare di ogni erba un fascio e si fa fuori l’unicità della persona e del suo cuore.
Il mondo condanna i nostri bambini alla miseria, quello stesso mondo che organizza eventi di beneficenza, progetti umanitari, soluzioni alla miseria umana. Quello stesso mondo che non sa più stare davanti ai bisogni dell’uomo con onestà e carità; quello stesso mondo che fa fuori l’altro perché diverso e quindi fa paura. Un mondo che non sa più distinguere tra un barcone carico di sconosciuti ed un volo Air France che porta dei bambini che sono attesi uno per uno dai loro amici che hanno preparato per loro una casa, una scuola, un abbraccio.
E noi incassiamo il colpo. E ha fatto male! Incontenibile lo scoppio in lacrime di Isaac che con la valigia pronta accanto al suo lettino vede sfumare la chance della vita o le continue domande della Cassy che chiede quando si parte almeno cinquanta volte al giorno, o il sorriso di Roodson quando guardando gli aerei che passano sopra la Kay mi chiede se il nostro aereo sarà così. Stavamo studiando italiano, tre ore al giorno con coraggio, il primo step per affrontare il viaggio della vita. Viaggio negato da chi non ci conosce, da chi conclude la mail dicendo “mi spiace so le condizioni dei bambini in Haiti ma la legge non permette la loro entrata in Italia”. E a me viene da chiedermi ma sai che cosa? Dov’ eri quando trovavamo la Cassy denutrita e ricoperta di formiche in una tenda accanto al cadavere della mamma morta da giorni? O dov’eri quando Jonelson arrivava rifiutato da tutti gli ospedali della città perché troppo grave o quando ci chiamavano per vedere se potevamo prendere Nephtalie e Lovenson abbandonati da tre anni in ospedale?
Ma noi non ci arrendiamo e ricominciamo tutto daccapo, ripresenteremo i documenti e cercheremo di trovare la via perché questi bimbi possano correre dietro al bene preparato per loro. Continuiamo a crederci scommettendo non sulle nostre capacità o sul buon cuore di qualche impiegato di ambasciata ma sul buon Dio che compie ciò che vuole al di là di tutti i progetti umani. Sicuramente Lui ha già pensato come realizzare la felicità di questi bambini e noi siamo curiosi di scoprirlo fidandoci del quotidiano, cioè del luogo dove questo bene si compie anche se a volte in un modo che non è quello che avremo desiderato.
Siate realisti domandate l’impossibile…. diceva Camus…. aspettateci stiamo arrivando……