Latrine

Una volta terminata la costruzione delle 122 casette del nuovo Vilaj Italyen, si pensa a offrire i servizi necessari al buon funzionamento del villaggio.
Un sistema di raccolta di acqua piovana viene costruito su ogni casette. Un sistema fatto di tubi e grondaie che confluiscono in una cisterna posizionata nello spazio tra due casette, spazio in cui viene installata una doccia in modo da dare la possibilità alla gente di lavarsi avendo il serbatoio quasi sempre pieno. Lo spazio tra le due casette viene poi chiuso da una porta di legno basculante per garantire la privacy.

Ma la miseria estrema in cui questa gente vive fa si che in pochi giorni porte di legno e cisterne vengano rimosse e vendute, così come tubi e docce e la gente ritorni a lavarsi davanti a casa con mezzo secchio d’acqua, sotto gli occhi di tutti.

Ma mancava ancora una cosa per completare il Vilaj e offrirlo alla libertà della gente perché quando si fa qualcosa per l’altro non ci può mai essere la pretesa che l’altro risponda come ho in testa io: la carità è libera, non chiede niente in cambio, la carità dà.
Cantava Iannacci tanti anni fa una canzone in cui un barbone dialogava con sé stesso e commentava quando chiedeva una sigaretta ad un passante come questo gli dicesse di non fumarsela tutta subito ma mezza per volta e lui rispondeva “ciapi i stess!”, la prendo lo stesso! La carità non è dare la sigaretta ad un barbone e dirgli come fumarla, ma è volergli bene dandogliela anche se non ne farà quello che hai in mente tu.

E così, pur avendo visto cosa era successo al sistema docce, siamo partiti, con l’aiuto di una sezione del Rotary Club Milano, con la costruzione di due blocchi da otto latrine l’uno. Costruite in muratura, con porte di legno e cisterna di acqua per lo scarico.
In pochi giorni l’opera è stata realizzata ed in altrettanti pochi giorni è stata devastata: le porte sono state rubate, così come le cisterne e finanche i blocchetti di cemento dei muri sono stati portati via.

Oggi il popolo del Vilaj Italyen, come dieci anni fa, utilizza come latrine la riva del mare, quella che in qualsiasi altra isola dei Caraibi sarebbe una spiaggia ambita dai turisti e che qui invece è la toilette pubblica molto affollata all’alba ed al tramonto quando il buio della notte copre le brutture umane.