Kay Pè Giuss
L’accoglienza e la condivisione sono l’unica modalità di un rapporto umanamente degno
perché solo in esse la persona è esattamente persona,
vale a dire rapporto con l’Infinito…
Don Luigi Giussani
Dicembre 2012, una tranquilla mattinata in clinica viene rotta dal grido di aiuto di una donna che tra le braccia ha un bambino piccolo: dice di esserne la zia e che il piccolo è rimasto orfano e lei, che vive sotto una tenda in un campo di terremotati, non sa come gestirlo. È piccolo ha bisogno di latte e soprattutto ha bisogno di un luogo in cui vivere perché per un neonato il campo terremotati non è certo il luogo ideale, con la sua sporcizia, la sua violenza, il suo nulla.
È un attimo guardarsi in faccia con le volontarie che in quegli anni dividono con me l’esperienza missionaria a Waf Jeremie e decidere di aprire le porte della nostra casa.
A Schnaider seguirà Esperencia e poi Cassandra e via via l’accoglienza cresce e diventa la dimensione della casa.
Intanto in un terreno accanto alla clinica partono i lavori per costruire quella che oggi è la casa di accoglienza Kay Pè Giuss, lavori che andranno per le lunghe perché la gang locale non vuole lasciarci spazio e più volte invaderanno i cantieri armati impedendoci di proseguire i lavori e mettendo in dubbio la possibilità di continuare la nostra stessa presenza.
Ma il buon Dio benedice la nostra strada e il 3 marzo 2013 ci trasferiamo nella nuova struttura che il nostro amico Daniele ha fornito di corrente ed acqua a tempo di record. Con noi già alcuni bambini che intanto erano stati accolti nella nostra casa in città.
Gli anni sono passati e la porta della kay Pè Giuss ha continuato ad aprirsi per accogliere quei bambini a cui la vita aveva già chiesto tanto facendogli vivere una situazione di perdita dei genitori o di abbandono. Tra loro anche diversi bimbi colpiti da gravi handicap fisici e psichici che ci aiutano a ricordare come tutto sia dato, come tutto sia frutto di una Grazia e non di un merito.
Tanto ne sono entrati e tanti ne sono usciti o perché la situazione del genitore rimasto migliorava, uomini che si risposavano e riprendevano in casa i loro figli lasciati alla kay in un momento di fatica e disperazione o perché interveniva una nonna che portava il bambino al villaggio di origine. Tanti sono anche usciti portati in cielo in quell’ abbraccio misterioso con cui il buon Dio a volte avvolge le nostre vite.
Oggi i bambini della Kay Pè Giuss sono 140, da 0 a 14 anni. Vivono in casette colorate dove sono accolti per età e natura. Ogni casetta è accompagnata da uno staff di sette educatori che ruotano nelle 24 ore ed accompagnano i bambini nel loro cammino di crescita. Attorno alle casette il giardino che il nostro amico Don Franco ci ha regalato per aggiungere bellezza alla bellezza, le piscine, le aree gioco, la cucina, il refettorio, l’area cinema per i sabati sera, ed ancora il guardaroba, la lavanderia, l’infermeria tutto colorato, tutto allegro, tutto provocazione al cuore della nostalgia di quella Bellezza originaria di cui siamo fatti, Bellezza che anche qui, a Waf Jeremie, la discarica comunale di Port au Prince, non può essere negata.