Chiesa Rèn de Lapè
È l’ultima opera nata all’interno del Vilaj Italyen: la Chiesa, segno visibile della ragione che ci ha portato a venire in questo pezzo di terra.
Nasce nel 2016, su progetto degli architetti Francesco Castellanza e Pietro Ferrario, amici da sempre e raccolta fondi da parte di monsignor Graziano Borgonovo, amico incontrato l’anno prima alla Kay in Haiti tramite la Nunziatura Apostolica, con l’aiuto di famiglie e amici delle Parrocchie di Villasanta in Italia e di Lugano-Paradiso in Svizzera. I lavori sono stati seguiti da Jacopo e Manuela architetti italiani volontari a cui si aggiunge ben presto Lucia, architetta svizzera anche lei impegnata in un’esperienza di volontariato alla Kay Pè Giuss.
Il desiderio di costruire una chiesa era stato parte integrante della missione da sempre. Quando l’arcivescovo di Port au Prince mi aveva mostrato Waf appena giunta in Haiti, mi aveva indicato una parte di discarica che sorgeva su quello che era un terreno della Diocesi e che, nel tempo, avremmo dovuto delimitarlo e riservarlo per la costruzione di una Chiesa.
A quell’epoca mi sembrava tutto così lontano e per altri versi quasi impossibile.
Poi il terremoto, la morte dell’arcivescovo, il crollo degli uffici diocesani, la perdita dei documenti: nessuno sa più niente di quel terreno.
Nel frattempo Port au Prince attende la nomina del nuovo arcivescovo, ma passeranno anni prima che questa avvenga. Cosi in accordo con il Nunzio Apostolico, monsignor Bernadito Auza, nell’agosto 2010 durante la festa di inaugurazione del Vilaj Italyen, viene posta la prima pietra della costruzione della Cappella Regina della Pace, su un terreno messo a disposizione dal Consiglio degli Anziani della zona, vera autorità locale. Lo stesso monsignor Auza avrebbe assicurato il finanziamento per la costruzione della stessa.
Padre Tom, missionario americano amico da sempre, sostiene il progetto recintando con un muro lo spazio riservato alla costruzione in modo da prevenire che venga occupato o utilizzato per altro.
Ma le cose non sempre vanno come sono state pensate e cosi nel mese di settembre, quando rientro in Italia per le vacanze, qualcuno decide di prendere il terreno proprio in nome della Chiesa: una Congregazione missionaria arrivata da poco su Waf, ovviamente arrivata con la promessa di aiutarmi!!! Appoggiati dal parroco della parrocchia da cui dipende Waf Jeremie si appropriano del terreno, sparisce la prima pietra e chiudono lo spazio con un alto cancello di ferro.
Al mio ritorno trovo i miei ragazzi pronti alla guerra: in Haiti tutto si risolve con la violenza e quindi pronti a partire per abbattere il cancello e riprendersi lo spazio (che per altro non era stato l’unico spazio sottrattoci, ma anche un plateau preparato dall’esercito italiano per costruire, con un progetto della croce Rossa Italiana, una scuola professionale di falegnameria e panetteria, spazio in cui i nuovi missionari fanno nascere la loro casa ed il loro centro per bambini).
La tentazione della violenza mi viene, non lo nascondo, ma non avrebbe avuto senso, avrebbe solo confermato che l’unico metodo per vivere insieme è la violenza ed avrebbe reso inutile anni di presenza in questo posto.
Cosi raccolgo baracca e burattini e mi sposto cinquanta metri più in là. Si ricomincia.
Resta il dolore per una Chiesa che non sa lavorare insieme, ma che dà spazio al potere ed all’autoreferenzialità, ma che è, pur sempre, la Chiesa amata dal buon Dio.
Tutto questo avveniva nel 2011. Passeranno cinque anni prima che il progetto chiesa ripartisse, prima che si trovassero i fondi e tempi e modi per realizzarlo.
Ma l’opera di Dio prosegue inesorabile, qualcuno diceva, sopra tutte le brutture del tempo e della storia.
Nel gennaio 2016 iniziano i lavori che saranno duri e faticosi per i nostri architetti che si scontreranno con l’ignoranza dei muratori, la paura delle ditte a venire a lavorare in questa zona e la fatica di vivere alla Kay Pè Giuss.
Il 24 luglio 2016 l’inaugurazione, si lavorerà giorno e notte per terminare in tempo ed il 23 luglio le pareti finalmente vengono dipinte e la manodopera saranno gli amici arrivati da lontano per festeggiare l’evento.
Alla messa presieduta dal Nunzio Apostolico monsignor Eugene Nougent concelebrano i sacerdoti amici della Kay: monsignor Giuliano Frigeni, vescovo di Parintins, monsignor Graziano Borgonovo della Congregazione per la Dottrina della Fede, don Franco Belloni e don Paolo Cavagna della diocesi di Novara, padre Jhon Barazin di Chicago, padre Anicette parroco di Citè Militaire in cui andiamo a messa ogni mattina. All’interno della celebrazione anche il battesimo di venti bambini della Kay.
Dopo un paio d’anni siamo riusciti anche a far affrescare le pareti interne da un artista di Waf che ci ha sorpreso per le sue capacità artistiche. Mancano ancora alcuni spazi ma piano piano faremo anche quelli.
Il nuovo arcivescovo di Port au Prince ha poi inviato un sacerdote per celebrare la messa la domenica e attivare iniziative per il quartiere alloggiando nella casa messa a sua disposizione che prima ospitava i diversi volontari in arrivo alla Kay, ma le sempre crescenti difficoltà politiche e sociali nel paese e la difficoltà di vivere nel quartiere di Waf ne rende difficile la permanenza: ma i poveri sanno aspettare.
Intanto ogni volta che un sacerdote amico visita la nostra casa, celebriamo la messa con tutti i bambini della Kay: uno spettacolo per gli occhi e per il cuore.
La chiesa resta aperta tutti i giorni dalle 7.00 alle 19.00 e la gente viene a pregare soprattutto davanti alla statua della Madonna che don Franco ha spedito in un container dall’Italia: finalmente anche il popolo di Waf ha una mamma a cui affidarsi e da cui lasciarsi abbracciare.